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La beatificazione di Paolo VI

di Angelo Forti

Papa Montini diceva che «nessuno è estraneo al cuore della Chiesa» e la famiglia guanelliana, i preti e le suore, i cooperatori e gli amici dell’Opera saranno con il cuore in prima fila in occasione dell’evento della beatificazione del 19 ottobre 2014. Entreranno nel coro della lode con accenti particolari di gratitudine per aver elevato, proprio cinquant’anni fa agli onori degli altari don Luigi Guanella. In quella circostanza ha indicato il nostro Fondatore come un autentico imitatore di Cristo Gesù, il buon samaritano dell’umanità.
La data della beatificazione di papa Montini, il 19 ottobre, anticipa di sei giorni il cinquantesimo anniversario dell’esaltazione agli onori degli altari di don Guanella avvenuta il 25 ottobre 1964.  In quel giorno,  al popolo legato al carisma benefico di don Guanella, il Papa aveva affidato un  programma:  aiutare a costruire il Regno del Padre, donando  a ogni ferito della vita  solidarietà e amore capaci  di regalare alle labbra un sorriso.
In quel 25 ottobre, Paolo VI  aveva tentato di cogliere la matrice, la sorgente di una vita spesa con eroismo per rendere tutti partecipi alla gioia di sentirsi amati da Dio.  Il Papa  aveva scoperto la fonte della santità di don Guanella proprio in un’espressione abituale sulle sue labbra: «È Dio che fa».  Allora, proseguiva il Papa: «È la divina Provvidenza. Tutto è di Dio: l’idea, la vocazione, la capacità di agire, il successo, il merito, la gloria sono di Dio, non dell’uomo. Questa visione del bene operoso e vittorioso è un riflesso efficace della Bontà divina, che ha trovato le vie per manifestarsi e per operare fra noi.  Sì “È Dio che fa!”».
Il Papa del Concilio Vaticano II, l’uomo appassionato di cultura, dell’arte, era cordialmente coinvolto in ogni situazione umana, soprattutto, gli stavano a cuore le sacche di povertà e di emarginazione alle quali si accostavano le attività dell’Opera di don Guanella.  
Paolo VI è stato un grande condottiero nelle strade del pensiero umano;  un  uomo attento a capire e interpretare le orme di Cristo nella storia umana. Anche nell’occasione della beatificazione di don Guanella, nella sua omelia diceva che buona parte della numerosa folla presente alla cerimonia era animata dal «desiderio di capire» nella Chiesa la presenza di questa stella luminosa sorta nel firmamento della santità.
«Dopo aver conosciuto, ammirato, esaltato la vita di un servo di Dio, dichiarato autentico seguace di Cristo - ha concluso papa Montini -, sorge nell’animo la legittima, anzi la doverosa curiosità di capire come e perché il nuovo fenomeno di santità si è prodotto in questa nostra scena umana».
Era il grido dei poveri, il pianto degli orfani, il disagio degli adolescenti, la solitudine rassegnata degli anziani a muovere i passi dei buoni samaritani e delle samaritane a essere - come si esprimeva don Guanella -: «occhio ai ciechi, orecchio ai sordi, piedi ai paralitici». Per ogni sofferenza c’era una «casa della carità» guanelliana che apriva le porte per essere accolti in una famiglia dove si respirava un profumo di casa. 
Paolo VI, oltre a conoscere l’azione caritativa delle suore e dei preti di don Guanella nella Diocesi di Roma, quando era arcivescovo di Milano ha potuto vedere scorrere nel tessuto della pastorale diocesana l’azione benefica di ben diciotto Centri di impegno caritativo dell’opera guanelliana.
Le figlie di Santa Maria della Provvidenza ancora oggi operano in ben nove Centri caritativi, così anche i Servi della Carità, sempre nella diocesi ambrosiana, sono attivi nella parrocchia di San Gaetano a Milano e gestiscono sette “case della carità” a favore degli anziani, degli handicappati e centri di assistenza sociale.
Un altro motivo di gratitudine e di onore per l’opera Don Guanella è che Paolo VI aveva scelto come bibliotecario personale un guanelliano, don Attilio Beria, che lo ha assistito in questa mansione, assai delicata e impegnativa, sino alla morte del nuovo beato.
Inoltre, alla chiusura del Concilio Ecumenico Vaticano II, condotto e concluso da Paolo VI, il Messaggio dei vescovi conciliari «Ai poveri, agli ammalati e a tutti coloro che soffrono» fu affidato a una persona affetta da handicap ospite dell’Opera don Guanella di Roma.
Come tutta la Chiesa abbiamo goduto del suo alto magistero soprattutto nei confronti dei «feriti della vita», come Paolo VI chiamava i sofferenti. 
Con i generosi operatori della carità, la Chiesa mette a disposizione delle persone luce divina e un patrimonio di grazia per illuminare i sentieri della vita e così rendere sempre più gioiosa e amabile la loro esistenza.
La Chiesa con la canonizzazione di san Luigi Guanella, decretata ufficialmente in Piazza san Pietro il 23 ottobre 2011 da Benedetto XVI, ci spinge a riconsiderare le parole di Paolo VI per rendere vivo il carisma di carità che Dio ha donato alla Chiesa con la figura di don Guanella. «L’aspetto sociale del Beato meriterebbe qui il suo vero panegirico; ma questo lo fanno i suoi figli e i suoi ammiratori; lo fanno, con l’eloquenza dei fatti e delle cifre, le sue opere. A Noi ora basta - diceva papa Montini - raccogliere il primo filo di tutta codesta meravigliosa storia della carità operante in misericordia; e trovarlo, quel filo, annodato al suo punto di partenza, come alla sorgente dell’energia soprannaturale che tutto lo percorre: «È Dio che fa!». Non è bello? Non è stupendo?».
Questa bellezza e lo stupore, oggi, sono affidati alle nostre mani e al nostro cuore.
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