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San Giuseppe e papa Francesco umili profeti

di Ezio Aceti

C’è una forte consonanza fra quanto il Vangelo ci fa intuire con la vita di san Giuseppe e quanto sta avvenendo oggi nel mondo. Infatti al tempo di Gesù,  Giuseppe ha dovuto risolvere una serie di conflitti interiori ed esteriori per portare a termine la missione di Dio. Non solo si è scontrato con la mentalità dell’epoca accogliendo Maria come sposa, ma ha dovuto girovagare fino in Egitto per proteggere il figlio e soprattutto ha mantenuto la sua famiglia nella complessità contraddittoria della terra d’Israele. Per non parlare poi della sua coscienza, luogo privilegiato di Dio per comunicare, ove con profonda fede e umiltà ha accolto il nuovo disegno sull’umanità, accarezzando il conflitto che probabilmente albergava nel cuore.

Il 14 marzo 2014 Papa Francesco in un discorso rivolto ai responsabili dei movimenti religiosi, con grande passione, esprime quello che sarà, a suo avviso, il futuro del mondo, riferendosi alla inevitabile intercomunicazione fra i popoli e pronunciando la frase diventata famosa: «Il futuro sarà accarezzare il conflitto». Questa frase rappresenta la base per un nuovo umanesimo, una nuova modalità di convivenza fra le persone.

Infatti la crisi ove siamo caduti non ha soluzione perché è necessario un cambiamento radicale che affronti la realtà in maniera differente. E, a ben guardare, forse ci sembra che il Papa metta il dito nella vera piaga relazionale: il conflitto. La soluzione che propone è decisamente rivoluzionaria, inclusiva, nuova. Infatti senza conflitto positivo la società, la comunità, il mondo non possono avanzare, perché rischiano di rimanere immobili e rigidi su posizioni apparentemente inconciliabili. La complessità comporta necessariamente il pluralismo e le spinte più contraddittorie. Occorre stare nel concreto e nel reale, sapendo che Dio è li che ci attende.

Il conflitto va accarezzato, ritenendolo non una sconfitta,  bensì una energia vitale per una più autentica fratellanza e convivenza universale. Amare allora significa entrare nei conflitti e nelle discussioni per portavi luce,  serenità, appianamento.

La compagnia della luce di Dio si traduce nell’afflato che promana dalla vita, nell’esperienza di amore che è sempre possibile e feconda. San Giuseppe e Francesco sono uniti da questa grande esperienza che continua nel mondo verso la terra redenta, che considera la pace e l’armonia come frutto di cuori in grado di ricomporre realtà apparentemente inconciliabili. Ma chi è in Dio, sa che non c’è contraddizione, ma piuttosto opportunità di amare, di congiungere.

Non possiamo non ricordare che da ormai due anni siamo “scioccati” dall’imposizione forzata in cui il Covid ha costretto tutte le nostre comunità, con la conseguenza rischiosa di conflitti che possono aggravarsi e ulteriormente consolidarsi. Ecco perché è più che mai urgente saper «accarezzare il conflitto». Stiamo certi: con l’umiltà e la tenacia di ciascuno e soprattutto alla scuola della mitezza, dell’uomo/Dio, del Cristo,  sapremo vincere, perché Lui ci ha detto: «Venite a me che sono mite e umile di cuore».

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