Click to listen highlighted text! Powered By GSpeech

Condividi i nostri contenuti!

di don Mario Carrera

Caro ed amato San Giuseppe, la liturgia di rito romano domenica scorsa ha fatto riecheggiare nelle nostre assemblee la parola di tuo figlio Gesù, che ci invitava ad alzarsi e a levare il capo, per intravedere come vicina la nostra liberazione. C’è un invito e una costatazione: alzare il capo e una speranza vicina.  Anche la tua vita è stata popolata di inviti: a prendere Maria tua sposa, a partire per Betlemme per il censimento, fuggire in Egitto. Ritornare dall’Egitto. All’invito di Dio hai sempre obbedito con generosità, ha sempre gettato l’ancora della speranza nel futuro e hai esperimentato che il futuro era colmo di grazia, colmo di Dio.
Anche noi stiamo vivendo il nostro avvento come tu l’hai vissuto. L'Avvento è il tempo che prepara le nascite, è il tempo in cui la tua sposa era in attesa del parto.  L’attesa è il tempo delle donne: solo le donne in attesa sanno cosa significhi davvero attendere.
Oggi siamo qui a riflettere a pregare a chiederci: cosa davvero attendiamo?
Le pagine dell’evangelo ci prendono per mano e ci introducono oltre la soglia della porta della fede e ci aiutano a guardare in alto, a percepire il mondo pulsare attorno a noi, a sentirci parte di un’immensa vita e portatore del dono della fede per aiutare la gente del nostro a credere.

Ascolta!

Tu, o Giuseppe, da un punto di vista della fede hai vissuto una vicenda singolare: sei stato chiamato a rappresentare, da un punto di vista legale, Dio Padre e a essere accanto a Gesù come riflesso incarnato nella vita quotidiana delle eccelse qualità di Dio, perché Gesù vedesse in te vissute in modo superlativo i requisiti di una vita riuscita alla grande.
E’ vera questa singolarità, ma avevi il supporto di una cornice di una situazione molto segnata da un vitale rapporto con Dio: Dio davvero era al centro della vita del popolo e dei singoli appartenenti alla discendenza di Abramo, Isacco, Giacobbe.
Noi stiamo vivendo una stagione, un tempo di crisi. C'è una crisi nella Chiesa di tuo figlio Gesù e della quale tu sei il protettore universale, diminuiscono le vocazioni, cresce l'indifferenza religiosa, l'istituzione ecclesiastica perde fiducia.  I santi che ancora ci sono sembra che non riescano a purificare il liquame di questa nostra umanità.  Viviamo in un momento di radicali trasformazioni, di transizione, di passaggio risolutivo verso un futuro che ancora non ha nome.
Il vicario di tuo Figlio, o stimato e caro San Giuseppe, papa Benedetto ha detto che: «Ieri l’ateismo era nella mente di alcuni filosofi, oggi l’ateismo lo abbiamo in casa: nei figli, nei cugini, nei nipoti e nei vicini di casa».  Purtroppo dobbiamo dire che l’ateismo oggi coinvolge tutti e stiamo imparando anche noi a vivere come se Dio non esistesse. E’ una sorte di ateismo per omissione della nostra fede.  
Ma è la fede ci permette di intravedere attraverso la nostra vita personale, la nostra storia quotidiana, di avvertire il respiro stesso di Dio che «plasma il nostro cuore e lo trasforma con la grazia divina».
La fede che appunto plasma il nostro cuore e ci permette di collaborare a costruire il regno di Dio che è giustizia, pace, fraternità, stima, fiducia.  
Se Dio perde il centro della nostra vita, l’uomo perde la sua collocazione giusta, la sua posizione nel creato, la capacità di realizzarsi con gli altri.
Come il navigante che fissa la stella Polare così ognuno di noi si fa «mendicante di Dio» e porta nell’anima un misterioso desiderio di Dio.
San Giuseppe, noi guardiamo a te che ti sei messo in viaggio per arrivare nel tuo casato a farti censire, con la tua intercessione aiutaci a vivere questo avvento, senza smarrire la strada giusta che porta a Betlemme e così, come i pastori, riusciamo a riconoscere Gesù, il Figlio di Dio nato sotto la tua tutela e dalla tua dolce sposa. Per far questo è necessario la tua grazia che ci dona energia e ci aiuta a promuovere in noi una sorta di pedagogia del desiderio nel gustare il sapore delle gioie autentiche della vita.
In questa preghiera d’introduzione, o stimato e venerato San Giuseppe, che sei protettore dei lavoratori, vogliamo mettere davanti a te anche il disagio della crisi economica e finanziaria di cui stiamo soffrendo, tu che hai esperimentato il duro mestiere del vivere con il sudore della fronte, aiutaci a cogliere questa crisi come un’opportunità che ci suggerisce che dobbiamo cambiare strada e favorire altri modelli di economia, non fondati sulla logica di una crescita infinita, che è insostenibile, ma su rispetto della natura, sobrietà e solidarietà.  Per l’economia tutto è in movimento, tutto è sottoposto a continue manovre economiche e davvero possiamo dire che «tutto è in movimento e la vita è in pausa».
San Giuseppe, ti supplichiamo, abbiamo bisogno di un sussulto nella fede che ci aiuti a saper leggere con apertura fiduciosa il Vangelo che ci aiuta a leggere il presente e la storia come grembo di futuro, un futuro ricco di senso e a non fermarci all'oggi, ma a guardare avanti.
San Giuseppe con Maria tu hai fatto traghettare la storia umana, il mondo, dall’Antico Testamento al nuovo Testamento. Il tuo mondo, o caro San Giuseppe, portava in grembo un altro mondo: quello di Gesù Cristo.  Che è un mondo più buono e più giusto, dove Dio viene, vicino come il respiro, vicino come il cuore, vicino come la vita e ci tiene per mano per accompagnarci nei sentieri sempre nuovi della vita.

Click to listen highlighted text! Powered By GSpeech