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di Flavia Caretta

Un fenomeno spiacevole che si va sempre più diffondendo è il poco rispetto per le persone anziane. Il modo migliore di prevenire abusi e maltrattamenti è con tutta probabilità quello di investire sulla cultura, sul tema del valore che noi attribuiamo alla persona in genere, anche a livello sociale.

Penso si debba ripartire dall’idea che oggi l’anziano ha ancora un elevato “valore” sociale.. La società e le istituzioni focalizzano sempre più le loro attenzioni su altre età della vita, ed è encomiabile. Tuttavia l’anziano dovrebbe tornare a essere universalmente considerata una componente sociale essenziale. Da questa piattaforma di valori condivisi, potranno poi scaturire politiche socio-assistenziali e investimenti pubblici.

È necessaria una specifica formazione rivolta agli operatori sanitari. Sono i primi che dovrebbero essere di stimolo al resto della popolazione, in prima linea in questa opera di sensibilizzazione e in questa denuncia, perché alle volte l’anziano stesso esita a far presente il maltrattamento che subisce, temendo eventuali ritorsioni da parte del famigliare, del badante, dell’operatore stesso. La società tutta dovrebbe essere sensibilizzata su questo tema, nella consapevolezza che ognuno di noi può offrire un aiuto determinante. Anche il vicino di casa, tanto per partire da un esempio concreto, potrebbe contribuire alla soluzione del problema. In questo panorama di diffuso disagio non possiamo in primo luogo permetterci di trascurare gli anziani morenti.

Molto dipende dall’ambiente in cui trascorrono l’ultima parte della vita. Se questo avviene in una struttura residenziale, occorre formare gli operatori affinché siano in grado di garantire un elevato livello di qualità dell’assistenza. Se ciò avviene in famiglia, l’anziano che si sta spegnendo avrebbe bisogno di non essere lasciato solo, di aver intorno a sé una rete di contatti umani, sociali e professionali che può andare dai semplici vicini ai servizi territoriali operanti in zona.

In questa delicata fase, la struttura ospedaliera o socio-assistenziale deve guidare e assistere in modo accorto i propri operatori, così da garantire sostegno morale alla famiglia e all’anziano, e in modo da prevenire abusi e abbandono. E’ per questo motivo che alla preparazione tecnico - professionale degli operatori va costantemente affiancata una accorta formazione etica, deontologica e psicologica. Se un operatore, nella sua vita personale, non riesce ad accettare l’idea dell’invecchiamento, della malattia e della morte, è assai probabile che si trovi a sperimentare delle difficoltà nello stare accanto all’anziano morente n modo sereno e rispettoso. Per questo e altri motivi, appaiono oggi sempre più necessari percorsi formativi in discontinuità col passato, dalla portata fortemente innovativa. Laddove, tuttavia, l’innovazione non risieda nell’introduzione di nuovi ritrovati tecnologici, quanto nella riscoperta dell’importanza dell’anziano e più in generale del rispetto della persona, nella sua dimensione corporale, psicologica e spirituale.

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