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Jean Jacques Olier maestro spirituale francese

di Bruno Capparoni

Continuiamo a scoprire aspetti della figura di san Giuseppe mettendoci alla scuola della Francia nel secolo XVII. In quel secolo la Chiesa francese, compiendo il grande sforzo di attuare il Concilio di Trento, diede il meglio di se stessa attraverso grandi uomini spirituali.

Jean Jacques Olier, nato a Parigi nel 1608 in una famiglia distinta, in un primo tempo abbracciò la professione ecclesiastica secondo lo stile mondano diffuso in quel tempo. Compì gli studi nelle migliori scuole francesi, ma senza spirito né convinzione. La sua prima conversione avvenne a Loreto; in quel Santuario mariano si recò per ottenere la guarigione da una grave malattia. Nel 1633 diventò sacerdote e si preparò all'Ordinazione con un corso di Esercizi spirituali predicati da san Vicenzo de' Paoli. Si dedicò alla predicazione senza frutti significativi, ma nel 1635 si mise alla scuola di un altro grande maestro spirituale, Charles de Condren, successore del cardinale De Burulle nella guida dell'Oratorio di Francia. Dal 1639 al 1641 visse un lungo periodo di malattia e di depressione, da cui uscì attraverso un esercizio interiore di abbandono totale alla volontà di Dio.

Nel 1642 venne nominato parroco della parrocchia parigina di san Sulpizio, che si trovava in una situazione pastorale disastrosa e che egli riuscì a trasformare con lo zelo della preghiera e della predicazione. Si unirono a lui altri sacerdoti ed egli diede vita al Seminario di san Sulpizio, che diventò fucina di buona formazione per generazioni di sacerdoti francesi. Ben presto numerosi vescovi di Francia chiesero a Olier sacerdoti che nelle loro diocesi fondassero seminari secondo lo spirito di san Sulpizio e su questa strada avvenne la riforma spirituale e pastorale che trasformò la Francia. Jean Jacques Olier, pur lungamente ammalato, volle mandare i suoi sacerdoti anche nel Canada per l'evangelizzazione di quelle nuove terre ed ottenne risultati pastorali sorprendenti. Morì a Parigi il 2 aprile 1657.

Scrittore spirituale validissimo, si è inserito nella corrente spirituale, detta Scuola francese, ed ha avuto intuizioni profondissime sul riflesso spirituale che il mistero dell'Incarnazione opera sul cristiano. È stato un grande maestro di vita interiore e di preghiera e da tale fondamento partì la sua azione pastorale di grande livello. Basta rileggere alcuni titoli delle sue opere, La giornata cristiana (1655); Catechismo cristiano per la vita interiore (1656), Trattato dei santi Ordini (postumo, 1676) per farsi una idea del contenuto del suo insegnamento. Non ci ha lasciato una opera interamente dedicata a san Giuseppe, ma nei suoi scritti ha disseminato pagine ricche di pietà e di devozione vero il nostro Santo. Dopo la sua morte esse furono riunite in un opuscolo dal titolo Les grandeurs de saint Joseph. 


Antologia

J. J. Olier con profonda intuizione penetra nel mistero di Nazareth e descrive il riflesso della vita trinitaria sulla Sacra Famiglia. Nel profondo silenzio nazareno risplende tutta la luce, tutta le gloria e tutto l'amore del paradiso anticipato sulla terra. L'esperienza della fede lascia intravvedere la verità nel fondo di queste parole.

«È senza alcun dubbio una mirabile vita quella di Dio Padre che nell'eternità ama il Figlio e quella del Figlio che reciprocamente ama lo Spirito Santo. Allo stesso modo era una vita mirabile quella di Giuseppe e di Maria, che insieme rappresentavano Dio Padre a Gesù Cristo suo Figlio. Quale doveva essere il loro amore per Gesù e quale l'amore di Gesù per essi! Nostro Signore vedeva nell'uno e nell'altro la presenza, la vita, la sostanza, la persona e le perfezioni di Dio Padre e scoprendo in essi la divina bellezza, quale amore, quale gioia, quale consolazione ne concepiva! Da parte loro la santa Vergine e san Giuseppe vedevano la persona di Dio Padre in Gesù, poiché egli è il Figlio, il Verbo del Padre, lo splendore della sua vita e l'impronta della sua sostanza; quale venerazione, quale rispetto, quale effusione d'amore, quale adorazione profonda sentivano!  Là era un cielo, un paradiso in terra; vi erano delizie infinite in quel luogo di dolori, vi era abbondanza di ogni bene in mezzo alla povertà, vi era l'inizio della gloria in mezzo alla pochezza, alla abiezione e alla piccolezza della loro vita».

San Giuseppe fu identificato a Dio Padre nell'esperienza umana di Gesù. La sua immagine permane anche davanti a noi come strada di santità e come forza di intercessione. Qui sta la vera devozione a san Giuseppe.

«Gesù Cristo amava Dio Padre in san Giuseppe e lo adorava sotto la sua figura, nella quale il Padre abitava realmente. Tocca ora a noi seguire questo insegnamento e cercare il Padre in questo santo. In lui dobbiamo vedere, contemplare, adorare tutte le perfezioni divine, la cui somma ci renderà perfetti come è perfetto il nostro Padre celeste. Noi infatti impariamo da questo santo che si può rassomigliare a Dio Padre ed essere perfetti sulla terra come egli lo è nel cielo. . E siccome in Dio Padre san Giuseppe è sorgente di ogni bene e di ogni misericordia, si può dire di lui che nulla gli si domanda senza che lo si ottenga».


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