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di Bruno Capparoni
Direttore della Pia Unione

In prossimità della festa di san Giuseppe, esattamente il 18 marzo scorso, ci è giunta dalla Spagna la notizia che il Parlamento di quella nazione ha approvato la legge che consente e regola l'eutanasia e il suicidio assistito e abbiamo anche sentito i commenti soddisfatti dei leaders spagnoli per un traguardo di civiltà raggiunto. Questa legge, nell'intenzione dei legislatori e di una parte di società spagnola che l'ha sostenuta, vuole garantire la possibilità di una “buona morte”, al riparo dal dolore e come soluzione a situazioni sanitarie inguaribili.

Non mi soffermo sulle molte obiezioni all'eutanasia o al suicidio assistito. Soltanto cerco di capire quale sia la visione di fondo che sta dietro a questa legge. Mi sembra di individuarne due punti.

Primo. Si tiene per certo che la vita umana abbia valore solo se uno la può godere, e quando le circostanze di salute fisica o psichica sono dolorose (o molto dolorose), allora la vita non merita più di essere vissuta. Secondo. Si tiene per certo che la morte porti al nulla e che essa sia la fine totale della persona. Sono due punti in consonanza con la mentalità odierna, molto secolarizzata. Proponiamo una nostra riflessione partendo dal Patrocinio della buona morte, che riconosciamo a san Giuseppe. Non sembri cosa strana o anacronistica; semplicemente si tratta di una riflessione da cristiani.

Ricordando la morte di san Giuseppe (il suo Transito), pensiamo che in quel momento estremo ebbe accanto Gesù e Maria; speriamo (e preghiamo...) di avere la stessa sorte, la stessa fortuna, di fare cioè in compagnia di Gesù e della Madonna il passo ultimo che conduce all'eternità. Riteniamo anche che le sofferenze, che accompagnano drammaticamente l'avvicinarsi della morte di ogni uomo, siano state accolte da san Giuseppe come volontà buona di Dio e quindi che egli vi si sia abbandonato con amore. Certamente la morte non ha risparmiato a Giuseppe, come neanche a Gesù,  «forti grida e lacrime» (secondo l'espressione drammatica della Lettera agli Ebrei), ma chi è figlio può in un momento simile abbandonarsi tra le braccia del Padre. Questa noi riteniamo “buona morte”.

Non vogliamo dire che tutto ciò sia facile. Anzi, è difficile! Per questo ci affidiamo ad uno strumento misteriosamente potente, che è la preghiera. Nella Pia Unione preghiamo per gli agonizzanti di ogni giorno. Preghiamo anche per la nostra personale agonia. Preghiamo, oggi più che mai, per tanti uomini che giungono a quel momento privi del conforto della fede. Gesù mostri la sua prossimità, il suo abbraccio, a cui tutti i morenti possano abbandonarsi. Lo mostri anche a coloro che vi giungono attraverso la strada dell'Eutanasia o del Suicidio assistito.

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