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Nella terza udienza generale dopo la pausa di luglio Papa Francesco è ritornato al ciclo di catechesi dedicate alla vecchiaia, sottolineando il ruolo degli anziani come testimoni per i giovani e il valore di un’alleanza tra generazioni. Con un monito: “È doloroso – e dannoso – vedere che si concepiscono le età della vita come mondi separati, in competizione fra loro, che cercano di vivere ciascuno a spese dell’altro. Questo non va”

“L’alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana”. Ne è convinto Papa Francesco, che anche oggi, nella catechesi dell’udienza generale in Aula Paolo VI, nella quale è entrato camminando con l’aiuto di un bastone, è ritornato sul tema della vecchiaia. “La vecchiaia – ha esordito nella sua riflessione incentrata su L'”Antico dei giorni. La vecchiaia rassicura sulla destinazione alla vita che non muore più” – deve rendere testimonianza ai bambini della loro benedizione”.

Nel commentare il sogno di Daniele, il Papa ha spiegato che “l’immagine di un Dio vegliardo con la chioma candida non è un simbolo sciocco, è un’immagine biblica, nobile e anche tenera. La Figura che nell’Apocalisse sta fra i candelabri d’oro si sovrappone a quella dell’’Antico dei giorni’ della profezia di Daniele. È vecchio come l’intera umanità, ma anche di più. È antico e nuovo come l’eternità di Dio”. 

“Perché l’eternità di Dio – ha aggiunto a braccio – è così: antica e nuova. Dio ci sorprende sempre con la sua novità. Ci viene incontro”.

Simbolo di questo incontro sono “i due vegliardi Simeone ed Anna”. Il gesto di Simeone di prendere in braccio il Bambino “è anche l’icona più bella per la speciale vocazione della vecchiaia: presentare i bambini che vengono al mondo come un dono ininterrotto di Dio, sapendo che uno di loro è il Figlio generato nell’intimità stessa di Dio, prima di tutti i secoli”. Per Papa Francesco la vecchiaia “deve compiere questo gesto di Simeone e di Anna, prima del suo congedo.

La vecchiaia deve rendere testimonianza ai bambini della loro benedizione” e “questo – ha detto ancora a braccio – per me è il nocciolo centrale della vecchiaia -: essa consiste nella loro iniziazione – bella e difficile – al mistero di una destinazione alla vita che nessuno può annientare. Neppure la morte”.

Per il Pontefice, “la testimonianza degli anziani è credibile per i bambini: i giovani e gli adulti non sono in grado di renderla così autentica, così tenera, così struggente, come possono fare gli anziani. Quando l’anziano benedice la vita che gli viene incontro, deponendo ogni risentimento per la vita che se ne va, è irresistibile”. Un anziano che “non è amareggiato perché passa il tempo – ha osservato a braccio -, ha la gioia del vino buono che si è fatto buono con gli anni”. Questa testimonianza degli anziani – ha proseguito – “unisce le età della vita e le stesse dimensioni del tempo: passato, presente e futuro”. Di qui un monito:

“È doloroso – e dannoso – vedere che si concepiscono le età della vita come mondi separati, in competizione fra loro, che cercano di vivere ciascuno a spese dell’altro. Questo non va”.

L’alleanza dei vecchi e dei bambini salverà la famiglia umana”, ha quindi affermato il Papa. “Dove i bambini e i giovani parlano con i vecchi c’è il futuro”, ha aggiunto a braccio. Di qui un’esortazione in forma interrogativa: “Potremmo, per favore, restituire ai bambini, che devono imparare a nascere, la tenera testimonianza di anziani che possiedono la saggezza del morire? Questa umanità, che con tutto il suo progresso ci sembra un adolescente nato ieri, potrà riavere la grazia di una vecchiaia che tiene fermo l’orizzonte della nostra destinazione?”.

La morte è “certamente un passaggio difficile della vita: tutti noi – ha detto Francesco ancora fuori testo – dobbiamo andare lì ma non è facile, ma è anche il passaggio che chiude il tempo dell’incertezza e butta via l’orologio. Perché il bello della vita, che non ha più scadenza, incomincia proprio allora” ma, ha aggiunto di nuovo a braccio, “incomincia dalla saggezza di quell’uomo e quella donna, anziani, che sono capaci di dare ai giovani il testimone.

Pensiamo al dialogo, all’alleanza dei vecchi e dei bambini, dei vecchi con i giovani, e facciamo in modo che non venga tagliato, questo legame. Che i vecchi abbiano la gioia di parlare, di esprimersi con i giovani e che i giovani cerchino i vecchi per prendere da loro la saggezza della vita”, l’esortazione del Papa.

Salutando i pellegrini di lingua polacca al termine dell’udienza, il Pontefice ha ricordato che “in questi giorni, migliaia di pellegrini si recano a piedi al santuario di Jasna Góra, pregando per la pace e la riconciliazione nel mondo. Tra di loro ci sono molti ucraini che hanno trovato nel vostro Paese una casa ospitale. Affidiamo il destino dell’Europa e del mondo alla Madonna Nera”. Durante i saluti ai pellegrini di lingua italiana un bambino è corso dal Pontefice e gli è rimasto accanto. “Nell’udienza parlavamo del rapporto tra vecchi e giovani, è stato coraggioso questo – ha detto sorridendo Francesco mentre accarezzava il bambino – e rimane tranquillo, eh?”. Infine un pensiero all’Ucraina: “non dimentichiamo quel popolo martoriato”, l’esortazione conclusiva del Papa.

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