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L’assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi sull’Amazzonia (6-27 ottobre) “è un kàiros per una conversione missionaria e pastorale. Perché la Chiesa assuma la cura della casa comune come parte della sua missione di annuncio del Vangelo e possa insegnare ai suoi fedeli, dopo aver imparato dai popoli originari la base per una buona comprensione dell’ecologia integrale, la saggezza del vivere in armonia con il Creato”: lo ha scritto su Avvenire (3 ottobre 2019) Stefania Falasca nell’articolo “Amazzonia, ‘casa comune’.

Perché il Sinodo ci riguarda”. “Questo Sinodo potrà così aiutare la Chiesa intera a calarsi in ogni realtà, non solo in quella dell’Amazzonia, nel rispetto e nella valorizzazione della ricchezza delle diversità e delle peculiarità di ciascun popolo, assumendosi allo stesso tempo la responsabilità – in una prospettiva di ecologia integrale – di prendersi cura dei poveri e insieme della casa comune. Perché tutto è interdipendente. È solo in questo modo che la Chiesa compie la sua missione universale”. Ai lavori del Sinodo hanno preso parte oltre duecento padri sinodali in rappresentanza delle comunità cristiane dei cinque continenti, insieme a numerosi studiosi, esperti e rappresentanti di altre confessioni cristiane e del mondo della cultura e della ricerca.

Circa il senso ecclesiale di questa assemblea speciale del Sinodo, Falasca scrive che esso “riguarda una realtà locale e insieme universale, «attorno alla vita, la vita del territorio amazzonico e dei suoi popoli, la vita della Chiesa, la vita del pianeta». Molti la chiamano "la foresta vergine" ma non è così. L'Amazzonia si estende per 7,8 milioni di chilometri quadrati dove vi abitano circa 35 milioni di persone. Genti diverse tra di loro: contadini arrivati nel corso del Novecento alla ricerca di terre da coltivare, ex schiavi fuggiti dalle piantagioni, pescatori di fiumi, indigeni. Questi rappresentano un vero e proprio mosaico di culture: 390 popoli con lingua, tradizioni, spiritualità, organizzazioni sociali diverse.

Un’assemblea speciale centrata sulla missione, dimensione universale della Chiesa in quanto essa è per sua natura missionaria, secondo il comando di Cristo di annunciarlo fino agli estremi confini della terra. Che il messaggio di liberazione e salvezza del Vangelo possa essere accolto e incarnato anche da una sola persona in mezzo a un’immensa foresta riguarda e tocca tutto il corpo della sua Chiesa nel mondo. È proprio dunque dalla realtà di questo luogo vitale, decisivo e rappresentativo del mondo attuale, che la Chiesa è invitata a riflettere sulla sua missione alla luce del magistero dell’esortazione apostolica Evangelii gaudium e dell’enciclica Laudato si’,affinché una conversione missionaria sia realizzata dalla Chiesa nel mondo intero e venga favorita un’evangelizzazione incarnata nella cultura di quei popoli. I valori e le forme positivi che ogni cultura propone arricchiscono infatti la maniera in cui il Vangelo è annunciato, compreso e vissuto, dato che una cultura sola non è capace di mostrare tutta la ricchezza di Cristo e del suo messaggio”.

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