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Santa Francesca Cabrini

di Gianni Gennari

Francesco dedica una Lettera al ricordo di santa Francesca Cabrini, pura padana, lombarda al 100% e nientemeno che protettrice degli immigrati anche da noi. Eccola: Francesca Saverio Cabrini, lombarda di Sant’Angelo Lodigiano, nata nel 1850, ultima di tredici figli di un piccolo agricoltore, Agostino, che tutti chiamavano “il cristianone”, per caso parente di un altro Agostino, De Pretis, che poi fu il primo presidente del Consiglio della Sinistra più anticlericale del secolo. La ragazza viene su vivace ed intelligente, studia sodo e mostra interesse ai racconti di viaggi.

A 18 anni è maestra, e vorrebbe andare in missione, ma i preti non si fidano: troppo vivace, troppo testarda, troppo indipendente. Le tocca attendere nove anni. A 27 si fa suora e, per mettere su una scuola per i poveri, chiede aiuto al parente anticlericale, De Pretis, e lo trova. Attira, e con altre ragazze fonda le Missionarie del Sacro Cuore, ma si rende conto quasi subito che l’Italia le sta stretta. Che fare? Va dal papa, il vecchio Leone XIII, chiedendogli il permesso di andare nelle missioni. A Roma per caso incontra anche il vescovo di Piacenza, Scalabrini, che dopo averla conosciuta le propone di occuparsi degli emigranti. Allora centinaia di migliaia di italiani solcavano l’Atlantico in cerca di fortuna, non avendone avuta alcuna in patria. è il passo decisivo: non più le missioni tra “lontani da cristianizzare”, ma quelle tra i cristiani “allontanati”, da assistere in terre lontane e spesso inospitali, gli emigranti: allora i nostri. Il primo viaggio verso l’America è da Le Havre, il 23 marzo 1889, e già il 21 aprile, a Little Italy apre una scuola gratuita per i figli degli italiani.

Comincia una catena senza fine: 1891, Nicaragua, 1892, New Orleans, poi Argentina, Brasile, Australia, scuole, ospedali, orfanotrofi, dispensari. Un’attività che altri considerano inaudita. Di notte prega, di giorno non ha tregua e non la concede a nessuno: bussa, picchia, insiste. Parlamentari anticlericali, re mezzo annoiati, militari, poliziotti, giudici, politici infastiditi le vanno appresso anche per togliersela dai piedi. è un torrente di energia, e le sue suore sono come lei: costruiscono, trasportano, scambiano, comprano, offrono, restituiscono, aprono, chiudono, corrono, navigano, guidano, saranno tra le prime donne a volare. Industriali in parte conquistati, in parte inferociti per la difesa di braccianti e operai, mafiosi e intere gang che le danno la caccia allarmati per la perdita di affari. E lei imperterrita: Francesca Saverio, doppio nome, cuore di donna, testa di capo e attributi per tutti. Un prete lombardo scrive a Roma impressionato: «Questa donna pare avere tra le mani il mondo». Nel 1909 chiede la cittadinanza americana: gliela danno subito!

Guai del resto se gliela negassero: metterebbe sotto sopra il Congresso. Scrive, lei, che c’è qualcosa da imparare anche dalla decisione degli uomini di affari. Certe sue lettere sono degne di una Caterina da Siena tornata dopo secoli, che fustiga l’inerzia degli uomini, di Chiesa e di società. Al centro di tutto loro: gli emigrati, per i quali scomoda papi, sovrani, decine di parlamenti, centinaia di industrie. A Roma arrivano proteste da tutto il mondo, contro questa monaca sovversiva, che predica i diritti degli ultimi arrivati: fermatela, riportatela a casa! Non ci riesce nessuno. Che santa donna, ma che tormento, per tanti don Abbondio religiosi e laici! Quando muore, 22 dicembre 1917, lascia 67 fondazioni in mezzo mondo, e 1.300 missionarie. Nel 1938 Pio XI la beatifica, Pio XII la proclama santa nel 1946, poi la dichiara protettrice di tutti gli emigrati e i rifugiati del mondo. Quaggiù ancora una novità con questa lettera di papa Francesco. Chissà se lassù si sarà calmata, o se anche nella casa eterna vorrà controllare che gli ingressi – da quelle parti non esce nessuno – si svolgano nel rispetto di tutti.

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