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Caro San Giuseppe,
in questa giornata dedicata ai lavoratori  siamo davanti a te, patrono e modello dei lavoratori, per esprimere la nostra fiducia in te e a chiederti la perseveranza nella nostra vita di fede. Stiamo camminando in un momento assai drammatico nel mondo del lavoro. Da quando l’avidità del guadagno facile ha preso il sopravvento sulla produttività, il dio mammona, che il tuo figlio Gesù lo ha collocato tra i nemici del Dio vero, il rapporto tra le persone è diventato conflittuale e la scarsità di lavoro rende difficile la vita.

Ascolta!

 

Ti preghiamo di aiutarci non solo a trovare per procurarci con serenità il necessario per il sostentamento della vita quotidiana e anche quel sussulto di spiritualità che ci permette di guardare allo scopo della nostra esistenza su questa terra.

L’eco della tua esistenza è arrivata a noi come un’esistenza intrinsecamente legata al mondo del lavoro, cn la fatica, il sudore e la semplicità associate al tuo ambiente di Nazareth.

Il tuo laboratorio era modesto, semplice, una bottega  in un paesino  che viveva di agricoltura e di pastorizia. Case semplici, attrezzi di lavoro rudimentali. Nella tua attività hai trovato la tua missione, il sostentamento per vivere e la tua realizzazione come persone in un rapporto di amore con la tua singolare famiglia.

Il titolo onorifico con  cui l’evangelo ti definisce è quello di uomo “giusto”.   Questa “giustizia” non è solo quella di non essere in debito con nessuno, ma l’essere uomo giusto è lo scrigno delle qualità più alte di un uomo che sa declinare tutte le sue azioni e i suoi sentimenti sulla scala della fedeltà ai valori che porta nell’anima  e che riguardano se stesso,  il suo atteggiamento con Dio e con il prossimo.

Il tuo essere uomo giusto ha riempito la sfera di tutta l’attività umana. La vita  è una sfida, a questa sfida tu non hai mai rinunciato. Con il tuo esempio  ci insegni  che la vita religiosa, la nostra fede non può esistere solo nelle pratiche dalla preghiera o nell’osservanza dei comandamenti e dei precetti, ma accompagna tutti gli atti e forgia tutte le vicende della nostra vita.

Il custodia della fede è come un’impalcatura su cui noi appoggiamo le azioni della nostra vita.

La nostra esistenza non è un usufrutto di una rendita, ma un mandato; un compito, un impegno non un gioco facoltativo. Dio ha scommesso sulla nostra vita  e la nostra vocazione è quella di assecondare la volontà del Padre.

Nella filigrana silenziosa della tua vicenda umana, tu o caro e amato San Giuseppe, scopriamo la tua sensibile attenzione ai piani di Dio. La tua obbedienza, la tua prontezza nell’adempiere le ispirazioni che il piano di Dio si stava srotolando davanti ai tuoi occhi.

Prima di agire ti sei sempre soffermato a pesare sulla bilancia di Dio i risultati delle tue azioni.

Con la tua umiltà, caro san Giuseppe, ci offri un esempio. Dal tuo modo di comportarti ci insegni che  salendo la scala  della volontà del Padre sei entrato in una intimità divina sempre più grande. Portando il tuo amore alla tua amata fidanzata Maria l’hai aiutata a portare con maggior fiducia il grande mistero che si era impadronito della sua stessa vita.  Aiutando i poveri sei diventato specchio dell’amore di Dio.

Tu o caro San Giuseppe, ci insegni che quando la vita è una risposta, ace la morte è un ritorno a casa.

Ti  chiediamo di aiutarci ad ordire i fili della nostra esistenza; eseguire un tessuto in cui si intrecciano i fili del vivere quotidiano  e creare l’arazzo della nostra immortalità accanto a Dio-Padre, al Figlio Gesù - redentore e allo Spirito Santo datore di ogni bene nel mondo.

Caro e saggio San Giuseppe, ottienici dalla bontà di Dio la convinzione che noi stiamo vivendo questa stagione della nostra storia non tanto per inventare cose straordinarie, ma per preparare esempi e testimonianze in grado di suscitare  risorse costantemente rinnovate nella chiesa e nella società.

 

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