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Giuseppe e Maria come luce, conforto e guida di ogni famiglia

di Angelo Sceppacerca

In questi mesi molto si è detto delle migliaia di contributi giunti alla Segreteria del Sinodo un po’ da tutto il mondo, in risposta al questionario e al documento preparatorio del Sinodo sulla famiglia che si terrà a fine anno. Ora si sta preparando uno strumento di lavoro che dovrà accompagnare ulteriormente questa fase preparatoria e che certamente terrà conto delle tante attese, ma anche della ricchezza di esperienze vissute.
Anche Papa Francesco, naturalmente, è intervenuto più volte sul tema della famiglia cristiana, soprattutto in occasione di feste liturgiche e circostanze particolari, portando egli stesso un contributo significativo. Ci piace però pensare che non solo le parole del Papa aiutano a comprendere il valore e la grandezza della vocazione familiare nella Chiesa e nella società, ma anche i suoi gesti; forse più delle parole. Basti pensare ai tanti incontri del Papa, nelle udienze, nelle visite alle Parrocchie, nei suoi viaggi, con le persone, centinaia e centinaia di mani strette, di abbracci, baci ai bambini. E poi le migliaia di lettere, le tante telefonate da lui stesso fatte in diretta nelle famiglie; la vicinanza espressa in vario modo ai bisogni, alle necessità, alle angosce; le parole di conforto, i sorrisi. Soprattutto gli abbracci. E in primo luogo, su tutto, la preghiera.
Così, in occasione della festa della Santa Famiglia, la domenica dopo Natale, il Papa ha chiesto a Maria e a San Giuseppe “di illuminare, di confortare, di guidare ogni famiglia del mondo, perché possa compiere con dignità e serenità la missione che Dio le ha affidato”. Alla Santa Famiglia il Santo Padre ha voluto affidare anche il lavoro sinodale, recitando una preghiera per le famiglie di tutto il mondo composta da lui stesso. Proprio perché in Gesù, Maria e Giuseppe, noi contempliamo lo splendore dell’amore vero, a loro chiediamo di rendere “anche le nostre famiglie luoghi di comunione e cenacoli di preghiera, autentiche scuole del Vangelo e piccole Chiese domestiche”. L’augurio del Papa è che il prossimo Sinodo dei Vescovi “possa ridestare in tutti la consapevolezza del carattere sacro e inviolabile della famiglia, la sua bellezza nel progetto di Dio”. 
La famiglia non è stata messa solo al centro del Sinodo, ma anche del recente Concistoro che ha visto la creazione di nuovi Cardinali. Perché questa attenzione così forte? Perché la famiglia ha un rapporto immediato con l’annuncio del vangelo e col futuro stesso della Chiesa. La crescita umana dei figli non può essere separata dalla crescita della fede. La nuova Evangelizzazione è necessariamente legata alla famiglia, perché il padre e la madre, con la testimonianza e l’insegnamento della loro vita, sono i primi evangelizzatori per i loro figli.
La Chiesa – e il Sinodo è un momento privilegiato e collegiale per questa riflessione e decisione – deve porsi le domande fondamentali: come fare a ri-portare la fede nelle famiglie? Cosa serve oggi per ricostruire i legami familiari? La missione della Chiesa è di uscire per cercare, incontrare, proporre, riunire. 
Questo uscire deve partire dalla famiglia; uscire da se stessi per andare incontro alla moglie, al marito, al figlio, alla figlia, alla sorella, al fratello, al padre, alla madre. La prima chiusura da abbattere è dentro le mura domestiche. Quando è se stessa, semplicemente, ma autenticamente, la famiglia si trasforma in un luogo dove è bello vivere e restare.
 
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