Per comprendere il senso che aveva, e in parte ha ancora, nel calendario la Quaresima bisogna rimettere un po’ indietro l’orologio, nel tempo in cui questo periodo era, per molta gente, il tempo peggiore dell'anno dal punto di vista della tavola, della salute, dei disagi e della sopravvivenza.
Il freddo, combattuto col focolare, gli scaldini, i bracieri, incrudiva in questa stagione, mettendo a dura prova il fisico. Le provviste alimentari, di chi doveva vivere dei prodotti della terra, cominciavano a scarseggiare: grano, vino, carne salata, frutta conservata, marmellate... di tutto si arrivava presto a grattare il fondo e spesso si cominciava a sentire la fame.
Anche il pollaio diceva di no: non si poteva distruggere la possibilità delle covate primaverili mangiando le galline, o usando le uova che a gennaio tornavano nei covi. Anche i conigli dovevano essere lasciati per la riproduzione.