Page 21 - Santa Crociata febbraio 2024
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  Veduta dall’alto del convento di santa Chiara, Sansepolcro.
le “abusive” decise di costruire un altro monastero a spese delle pro- prie famiglie e con l’aiuto dei fedeli.
Venne acquistato un terreno in via Santa Croce, nel cuore del Bor- go, a ridosso delle antiche mura, e vi costruirono un piccolo convento, per accogliere poche sorelle dalle limitate possibilità finanziarie e l’8 maggio 1912 le Clarisse si insedia- rono nel loro nuovo “conventino”. Da allora, la vita scorre serena e ininterrotta tra le mura del mona- stero di via Santa Croce, che nel corso di oltre un secolo è cresciu- to, diventando anche molto bello e accogliente pur nella francescana semplicità e nell’austerità delle for- me, dotandosi di una comoda fore- steria per l’accoglienza di ragazze in ricerca vocazionale, di pellegrini e “cercatori di Dio” nel silenzio mo- nastico. Circondato da uno splen- dido giardino, limitato dalle antiche mura, custodisce la comunità delle Clarisse, tanto amate dai borghi- giani, che a volte le chiamano an- cora “le murate”. La loro chiesa, molto frequentata, è il serbatoio orante della città di Piero. «La no- stra è una piccola, ma ben affiatata comunità – spiega l’attuale abba- dessa suor Chiara Marisa – Siamo inserite nella vita ecclesiale e so- ciale del Borgo, che sempre ci aiuta e che custodiamo nella preghiera, eredi di una lunga storia che rende le Clarisse parte viva e ben radica- ta nella storia di questo splendido borgo, ricco d’arte e di tradizione. Vogliamo essere un cuore che batte nella Chiesa e per Sansepol- cro». È anche una comunità molto “giuseppina”: «Da sempre, tra que- ste mura, è grande la devozione a san Giuseppe, invocato più volte al giorno per custodire la comunità e per chiedere favori celesti per chi a noi si rivolge. Spesso passiamo a lui le richieste che ci arrivano... e lui non fa mancare mai il suo ap- poggio, a noi e ai nostri amici e be- nefattori».
Nel 1222, la vedova Cecilia, abba- dessa della comunità, chiede l’ado- zione della Regola clariana.
Il monastero di santa Maria della Strada, detto anche di san Francesco di Pozzuolo, esisteva invece nel Borgo nel 1228, e fu il primo a seguire la Regola di santa Chiara già nel 1268.
Infine il monastero di santa Ca- terina fu fatto costruire nel 1351 dall’abate del Borgo, Bartolomeo, per le terziarie di san Francesco. Nel Cinquecento le religiose di San- ta Caterina abbracciano la Regola di santa Chiara, con la conferma di papa Alessandro VI il 12 maggio 1501, dopo essere state formate e iniziate al nuovo stile di vita da al- cune consorelle del monastero di Monteluce di Perugia.
Una curiosità: nel 1357 le tre comunità contavano un numero complessivo di ben 131 monache, che fa ben comprendere l’impor- tanza delle Clarisse nella città. L’11 gennaio 1555 le sorelle dei monasteri di san Leo e santa Ma- ria della Strada, posti fuori dalle mura e dunque esposti ai pericoli, si trasferiscono entro la cerchia muraria del Borgo, accorpandosi in una sola comunità di 60 reli- giose, che da quel momento fu-
rono chiamate “monache di santa Chiara”, dette anche “suore bigie” a causa del loro abito cenerino. Le sorelle furono alloggiate prima nel monastero di san Niccolò, poi nel convento di sant’Agostino.
Il 3 giugno 1781 un forte ter- remoto danneggiò gravemente il monastero di santa Caterina, det- to anche delle “murate”. Il Gran- duca di Toscana Pietro Leopoldo lo soppresse, unendolo a quello di santa Chiara e formando così una sola comunità di 49 clarisse tra corali e converse.
L’8 giugno 1808, con l’occupa- zione di Sansepolcro da parte dei francesi, il monastero fu sop- presso in nome di Napoleone. Le monache furono cacciate e si riti- rarono in case private, per tornare in Santa Chiara il 16 agosto 1816. Una nuova soppressione si ebbe dopo l’unità d’Italia, con la Legge Siccardi che impose l’abbando- no del monastero. Ma il 7 ottobre 1866 venne notificato, per Regio Decreto, che le Sorelle potevano ri- manere in monastero fino alla mor- te dell’ultima religiosa vivente. Le Clarisse, tuttavia continuarono ad accogliere nuove vocazioni e così, alla morte dell’ultima religiosa pre- soppressione, il gruppo delle sorel-
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