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di Angelo Forti

In appendice alla sua Lettera, l’autore dell’epistola agli ebrei  invita il cristiano a uscire dal suo “accampamento”, dal perimetro della propria vita per avviarsi sempre di più verso Gesù, la sorgente della nostra speranza. In un grappolo di raccomandazioni la Lettera elenca le opere di misericordia, sia corporali che spirituali, pagine bianche di un diario da scrivere con generosità e sempre con un piede alzato per avvicinare e aiutare il povero.  

Come cristiano devo acquisire la convinzione di essere in  costante pellegrinaggio, con la consapevolezza che la speranza  abita sempre un passo più in là del momento presente.  È necessario che mi convinca a non camminare da solitario, ma, come  dice ancora la Lettera agli Ebrei, essere consapevole di essere «circondato da un così gran nugolo di testimoni […]  correre con perseveranza nella corsa che mi sta davanti, tenendo lo sguardo fisso su Gesù, autore e perfezionatore della fede»; insomma, convincermi che il cristiano è «un pellegrino per vocazione». La storia che abbiamo alle spalle ci racconta che la trama dell’Antico Testamento è la narrazione di viaggi alla ricerca delle orme di Dio nella natura, ma anche la scoperta delle tracce di una spiritualità nei sentieri dell’anima. Tutta la storia di un popolo eletto si fa testimonianza di una presenza di condivisione e compagnia.

La prima parola che il padre della nostra fede, Abramo, ascolta è un invito a camminare: «Esci dalla tua terra e va’». E Abramo incomincia a muoversi in quella terra del Medio Oriente seminando e coltivando la nostalgia di Dio nel cuore della vita.  Abramo inizia così a coniugare i verbi del credente che si fanno voglia di respirare un’ aria costantemente nuova, pensare a un futuro tenacemente rinnovato, a lottare per il trionfo della giustizia e a scrivere nelle regioni più intime della sua anima la cronaca di struggenti e indelebili amori, come furono i suoi amori per Sara, per Isacco, per Agar, per Ismaele e per il nipote Lot.  In quei pascoli, in quei deserti, in quelle oasi, Abramo è passato con la lode di Dio sulla labbra. Ha momentaneamente interrotto il pellegrinaggio, quando fu costretto a fermarsi per ancorare il suo cuore  in un pezzetto di terra. È  stata la sua prima proprietà, non come possesso, ma come monumento del suo grande amore per la moglie Sara. 

Nel panorama delle grandi culture dell’umanità, la vita dei popoli è contrassegnata dal pellegrinare. Nell’area della Mesopotamia, che fu il grembo delle grandi religioni occidentali, è celebre  il viaggio di Gilgamesh che attraversò le foreste del Libano alla ricerca dell’albero della vita. Nel viaggio di ritorno però un serpente gli fece seccare le radici mentre egli si riposava sulla riva di un lago. E così l’impresa fu vana. 

Omero nell’Odissea fa viaggiare Ulisse nelle strade della nostalgia: un viaggio verso il passato con il desiderio di vedere i comignoli di Itaca fumare nei momenti della cena serale. Nella religione ebraico-cristiana, iniziando da Abramo, ogni pagina è caratterizzata dal camminare di un popolo alla ricerca della “Terra promessa” simbolo di una meta da raggiungere.  Il libro dell’Esodo è  per eccellenza il modello del viaggio che comunque è sempre caratterizzato dall’uscita da uno spazio di schiavitù che si apre a panorami di libertà.  La nostra religione nella sua storia elenca quattro esodi: dall’Egitto alla Terra promessa, da Babilonia a Gerusalemme, quello di Gesù nel cuore del popolo ebraico per allargare i confini della salvezza  e l’esodo di Gesù dalla terra al cielo con il suo corpo da risorto. 

Anche il capolavoro delle nostra letteratura La Divina Commedia è il racconto del pellegrinaggio di Dante Alighieri nelle variopinte esperienze della vita alla ricerca del volto di Dio. Sino alle soglie del divino si è fatto accompagnare dal poeta Virgilio, entrato nel cono della redenzione una donna, Beatrice, gli è da guida lungo i tornanti che lo portano alla sorgente della luce, Cristo.  La bellezza del suo volto è inesauribile. «Egli rende i suoi fedeli sempre nuovi, quantunque siano anziani, riacquistano forza, “mettono le ali come aquile, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi” dice il profeta Isaia», perché «Cristo con la sua venuta ha portato con sé ogni novità».  La novità della sapienza e la sorgente della gioia di vivere stanno proprio nella novità che siamo invitati a scoprire con attenzione ogni giorno.  Papa Francesco nella Evangelii gaudium scrive che «Ogni volta che tentiamo di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo, spuntano nuove strade, metodi creativi, […] parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale».  Pellegrinare è uscire dal proprio guscio e camminare sulle strade con i nostri fratelli e con le nostre sorelle in umanità. 

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