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E’ la prima vota che ci sentiamo dopo il bellissimo dono che papa Francesco ci ha fatto decretando di nominare il nome di San Giuseppe, accanto a quello di Maria, in tutte le celebrazioni eucaristiche. Ogni giorno in tutto il mondo, in tutte le comunità ecclesiali vengono affidate alle mani di San Giuseppe le sorti delle Chiesa e le nostre intenzioni. 
Abbiamo una nuova sorgente di grazie.
Nel cuore delle nostre preghiere a San Giuseppe ci sono tutti i bambini e in particolare quelli che sono in sofferenza per malattie fisiche e morali (causate da separazioni dei genitori, abbandoni, violenze).
La nostra preghiera vuol esser, come sempre, il respiro del mondo: respirare i motivi della gioia per eventi lieti e accollarsi sulle spalle le sofferenze, i disagi e le lacrime dei poveri del mondo. In particolare vogliamo affidare a san Giuseppe il mondo giovanile, i giovani in cerca di lavoro, chi sta sostenendo gli esami di maturità.

Ascolta!

La nostra preghiera condivide sempre la compassione di Gesù che davanti alle folle stanche e sfiduciate esprime la sua volontà di partecipazione nel sollevare la nostra vita dalla stanchezza e dalla noia.
Anche la nostra vita vuol essere vissuta in compagnia.
Gesù invia i suoi discepoli senza pane,  senza vestiti di ricambio, una sola tunica, senza denaro.  Andare a testimoniare l’evangelo con la povertà dei mezzi umani e fidandoci della garanzia dell’aiuto di Dio.  
I discepoli di Gesù hanno solo un bastone per appoggiare la loro stanchezza e un amico (mandati a due a due, infatti) per confortare e sorreggere il loro cuore.
Nel cuore sulle labbra hanno una sola parola da annunciare: «pace a questa casa». La pace vera è contagiosa, la pace è relazione, rapporto con un altro, è voglia di sognare e di costruire insieme. La pace è come il sole, non si può nascondere, ma deve brillare e riscaldare.
Allora mettiamoci come i discepoli di Gesù in cammino ideale in compagnia di San Giuseppe, il carpentiere che ha conosciuto il sudore della fronte e la preoccupazione per la mancanza di lavoro.
Oggi 3 luglio 2013, il quotidiano “Avvenire” pubblica in prima pagina un pensiero di Papa Montini in visita ad una fabbrica agli operai di Colleferro. Paolo VI in quella circostanza diceva: «noi vi conosciamo e desideriamo sempre più conoscervi. La Chiesa si è curvata sopra le vostre condizioni… Quante volte negli anni decorsi andando in mezzo agli operai … E’ occorso al Papa di scorgere tanti volti di lavoratori silenziosi, muti, che sembravano soltanto osservare… E bene, la Chiesa spiega questo silenzio e questo riservo, essa arriva nell0’intimo del cuore e coglie il risentimento per tutto quanto è ingiusto o rammaricato per le cose non bene eseguite».

Ascolta!


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