La beatificazione di papa Giovanni Paolo I, Albino Luciani, che sarà celebrata
il prossimo 4 settembre, ripropone i giorni misteriosamente brevi di un pontificato tutto dedito all’essenziale.
A leggere il suo nome iscritto solennemente fra i beati della Chiesa cattolica, Albino Luciani arrossirebbe. Come quella volta in cui Paolo VI a Venezia si tolse la stola pontificia e gliela impose sulle spalle in segno di stima. «Mai ero diventato così rosso nella mia vita», confidò nel suo primo Angelus dopo l’elezione pontificia. La gente sentiva che l’humilitas nel nuovo papa non era una posa.
Era l’8 dicembre del 2020 quando papa Francesco indiceva l’anno dedicato a san Giuseppe. In piena pandemia, perpetuava «l’affidamento di tutta la Chiesa al potentissimo patrocinio del Custode di Gesù». Purtroppo la chiusura delle chiese, e poi la riapertura con il distanziamento, è significato anche rimandare a casa qualcuno, invitarlo a seguire la messa a distanza, rinunciando all’Eucarestia. È accaduto in tutto il mondo, è accaduto in Terrasanta.
La Sardegna ha espresso, a inizio gennaio 2022, un nuovo vescovo, mons. Francesco Soddu, fino all’anno scorso direttore della Caritas italiana, ma presbitero dell’Arcidiocesi di Sassari, dalla quale per ben 40 anni non erano “usciti” nuovi vescovi. E per la prima volta dopo tanti decenni, un vescovo sardo è destinato a una Chiesa fuori dall’isola, quella di Terni – Narni – Amelia, in Umbria. Un fatto di notevole portata storica ed ecclesiale.