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La Quaresima

Il traguardo è poter indossare nella notte di Pasqua la capacità di guardarsi negli occhi con la luce di Gesù risorto, nostra speranza. La saggezza della Madre Chiesa, sempre maestra di vita, immerge il periodo dei quaranta giorni quaresimali nel fiume del nostro battesimo, nuotando con l’energia acquisita nell’esercizio della preghiera, preservata nell’uso del puro necessario, per sfociare nel ruscello benefico della carità: è il desiderio di non riuscire ad essere contenti da soli.  Per aiutarci a ritrovare l’anima della preghiera, per gentile concessione del quotidiano Avvenire pubblichiamo questo scritto di Ermes Ronchi.

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Il servo di Dio Giovanni Vaccari e san Giuseppe

di don Bruno Capparoni

Vogliamo ricordare fratel Giovanni Vaccari in questo mese di marzo come modello di devozione a san Giuseppe. Ha lasciato alcuni quaderni di appunti spirituali, dati poi alle stampe, in cui troviamo intuizioni spirituali semplici ed edificanti; eccone un esempio: «O san Giuseppe, aumenta in me una fede viva verso l’Eucaristia e un amore filiale alla Vergine santissima»; «Gesù, siate la mia luce. O Maria, siate la mia speranza. O san Giuseppe, siate il mio rifugio».

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Sollecitudine della Chiesa per i defunti

di Gabriele Cantaluppi

Don Guanella iIn una circolare scritta ai Servi della Carità nel 1913 invitava a «fare vita nostra la vita del Sacro Cuore eucaristico, se vogliamo poter giovare all’anima nostra e ai gravi bisogni che ne circondano, a sollievo di tante miserie corporali e spirituali del prossimo». Gli fa eco papa Francesco sottolineando che «il Cristo, che ci nutre sotto le specie consacrate del pane e del vino, è lo stesso che ci viene incontro negli avvenimenti quotidiani».

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di Michele Gatta

Le parole sono importanti! Eccome se sono importanti! Soprattutto quando indicano delle scelte e rintracciano i segni indelebili di una memoria collettiva. Ora il rischio che all’improvviso si voglia mettere un tratto rosso sulle parole diventa sempre più probabile. Tutto questo a volte per affermare sani principi universali che però nella modernità possono diventare “dittature” comunicative. è quello che si rischia con la parola “Natale”. Non ci riferiamo a qualche battaglia storica che potrebbe provocare ancora oggi delle spaccature culturali, sociali e religiose. Ma ad un documento di qualche mese fa.

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