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Sono proprio i sacerdoti a svolgere un ruolo fondamentale per accogliere, informare, sensibilizzare, aiutare i poveri, le categorie meno protette, gli abitanti delle favelas della più grande megalopoli del Sudamerica, fin dall’arrivo del coronavirus nel continente diventata la “capitale” latinoamericana del Covid-19. Chi opera con i poveri ha una sola preoccupazione: che il contagio non arrivi nelle strutture di accoglienza.

La vera “task force” la stanno facendo loro: in una San Paolo del Brasile dove, al di là dei diversi proclami politici, la gente si ammassa ancora sui mezzi pubblici, i “preti di strada” hanno un ruolo fondamentale per accogliere, informare, sensibilizzare, aiutare le persone di strada, i poveri, le categorie meno protette, gli abitanti delle favelas della più grande megalopoli del Sudamerica, fin dall’arrivo del coronavirus nel continente diventata la “capitale” latinoamericana del Covid-19. A San Paolo, infatti, si sono verificati i primi casi di contagio e qui ci sono state le prime vittime. Ancora oggi, nel momento in cui il virus si è allargato a molte altre zone del Paese (il Nordest e in particolare il Pernambuco e la città di Manaus, nell’Amazzonia) le statistiche ufficiali dicono nello Stato di San Paolo ci sono circa 1.700 vittime sulle 4.300 di tutto il Paese e si concentra circa un terzo dei 63mila casi di contagio. Ma su San Paolo si concentra anche la polemica politica, tra il governatore João Doria e il presidente della Repubblica Jair Bolsonaro, che si ostina a minimizzare la portata della pandemia e ha licenziato nei giorni scorsi il ministro della Salute Luiz Henrique Mandetta, fautore invece di una politica restrittiva.

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