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di Vito Viganò


Si dice che l’amore non ha età. Certamente non si spegne mai il bisogno di sentirsi considerati e meritevoli di affetto. Anzi con l’età cresce l’esigenza di segni che dimostrino di avere ancora un posto nel cuore di chi si ha attorno, malgrado le ingiurie del tempo. La vecchiaia semplifica e addolcisce gli scambi di affetto. È il tempo dell’esprimersi privilegiato di una tenerezza benevola, dotazione insopprimibile del cuore umano. 

Non c’è età per gli affetti, dare e riceverne. Determinanti per la buona crescita fisica e lo sviluppo mentale nei piccoli, fanno da contributo prezioso al buon vivere degli anziani, sempre fino all’ultimo. Cambiano condizioni e modalità espressive, ma gli scambi affettivi restano un ingrediente d’obbligo del benessere umano.

Affetto è il gratificante percepire di avere un posto nel cuore dell’altro, e sentire che gli si riserva un posto anche nel proprio cuore. Gli stati d’animo che si provano sono voglia di presenza e di scambio, apprezzamento, benevolenza, amore.

È una realtà intima nelle persone coinvolte. Essendo condivisa ha bisogno di segni, di espressioni che la evidenzino. Sono sguardi e contatti fisici, parole e gesti che svelano la realtà vissuta dentro. Gli scambi così nutrono e rinsaldano i sentimenti condivisi.

Da piccoli il bisogno affettivo sfocia nell’attaccamento, per la sicurezza di sentirsi accuditi. Nella vita adulta la pulsione sessuale orienta in modo importante la ricerca affettiva, arricchita da una varietà di relazioni e di amicizie, profonde o superficiali, gratificanti e a volte problematiche.

Da anziani condizioni e modalità della vita affettiva devono adeguarsi a cambiamenti non così facili da integrare. È anzitutto una questione di quantità, tra continuità e rotture. Il ridursi della vita attiva comporta meno occasioni di conoscenze e di contatti per nuovi sbocchi affettivi. In compenso si ha modo di curare le relazioni più significative, quelle che hanno superato la prova del tempo. E tuttavia proprio il tempo, complice anche la morte, una a una si porta via relazioni e amicizie importanti nella propria economia affettiva.

Cambiano da anziani anche le modalità espressive nel vivere gli affetti. Col tempo la pulsione sessuale si è attenuata, per quanto non sono rari amori che sbocciano in tarda età, anche in strutture per anziani. Le espressioni affettive tendono a modularsi piuttosto sul timbro della tenerezza, di un piacere sereno nel condividere la presenza e il contatto anche fisico, di una sensibilità attenta e disponibile. Quasi che l’invecchiare liberi un capitale di tenerezza benevola, dotazione istintiva del cuore umano, in precedenza sovrastata da pulsioni e frenesie. I piccoli la colgono bene nei cuori dei nonni.

Per il bisogno di affetto si dipende dagli altri. Si è portati magari a pensare che con l’età si è meno amabili, per conquistare gli affetti altrui. Non è una ragione per tirarsi indietro e isolarsi, col rischio di intristire. Si hanno altre risorse, maturità e saggezza di vita, un migliore equilibrio, qualità preziose per relazioni affettive e amicizie gratificanti. Il capitale di tenerezza di chi è avanti negli anni è contagioso, fa presa immediata su un cuore umano fatto per gli affetti. Agli anziani di farsene promotori, di permettersi l’iniziativa nel proporre e offrire contatti e scambi, sempre con la dovuta discrezione. Perché una vita affettiva gratificante, anche se più tranquilla, meno effervescente, è un contributo sostanzioso per una vecchiaia degna di essere vissuta.

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