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Un ben trovati ai nostri affezionati ascoltatori e ascoltatrici di Radio Mater. 

Iniziano questa sera il nostro consueto appuntamento di preghiera e di cordiale comunione e di solidarietà immaginando di essere a Gerusalemme attorno alla piscina di Betzeta. Questa piscina miracolosa è collocata nelle vicinanze del tempio il luogo per eccellenza di preghiera e della presenza concreta di Dio nell’Arca dell’alleanza.

Questa sera i nostri occhi immaginano la presenza di migliaia e migliaia di infettati da coronavirus. Li abbiamo nel cuore e li vogliamo portare davanti a Gesù per confessare la nostra impotenza e per chiedere a Gesù che ci aiuti ad aprire un varco, un esodo per uscire dalla sabbie mobili che ci impediscono di camminare, di lavorare, di condurre una vita normale.

Si parla di una pandemia che coinvolge ben oltre 100 nazioni che attraversa il nostro pianeta dalla Cina agli Stati Uniti, dalla Germania alla Nigeria.

Vogliamo essere accanto a san Giuseppe e alla vergine Maria per affidare a loro la nostra preghiera.

Vorrei ricordare quello che diceva un rabbino sulla carità: «Se vuoi sollevare un uomo dal fango e dalla melma, non credere di poter restare in alto, accontentandoti di stendergli la mano. Devi scendere tu pure nella sua melma e nel fango ed afferrarlo con le mani forti e ricondurlo a te nella luce».

Il fango e la melma sono rappresentati dal malessere della solitudine, della mancanza di amici, di affetto, di speranza, di insicurezza del futuro.

Allora questa sera voglio salutare tutte le persone sole che vivono in compagnia della malattia, vorrei che sentissero il calore di una carezza che viene da Dio attraverso la nostra preghiera.  Questa carezza di Dio è anche per i giovani e meno giovani che non hanno lavoro, non perdano la fiducia e la speranza.

È una carezza a chi vive un momento di lutto per la morte di una persona cara, a chi vive l’ansia della malattia. Un sorriso cordiale ai bambini che possano vivere sempre attorniati da persone che vogliano a loro bene.

In questo camminare insieme vorremmo stare in compagnia della trinità terrestre, Giuseppe, Gesù e Maria. Tentare di scoprire il loro modo di vivere così da vivere la loro vita dentro di noi, vivere la nostra vita nella loro vita. Questa è la contemplazione. Dobbiamo avere un cuore puro per saper vedere: nessun sentimento di gelosia, d'ira, nessun conflitto e specialmente nessuna mancanza di carità. Per me, contemplazione non è stare particolarmente appartato in un luogo buio, ma consentire a Gesù di vivere la sua Passione, il suo amore, la sua umiltà dentro di noi, pregando con noi, stando sempre con noi, santificando gli abitanti del mondo attraverso noi.

Preghiera nel tempo della fragilità

 

Ogni sera il telegiornale ci elenca il numero dei morti in Italia. Questa trasmigrazione dalla terra al cielo riguarda il pianeta intero: la nostra fratellanza non conosce nazione, lingua e religione. Tutti siamo fratelli in umanità e figli di un unico Dio.

In questi tempi la nostra Pia Unione di san Giuseppe con le migliaia e migliaia di associati spersi sul pianeta terra abbiamo pregato per gli agonizzanti. Abbiamo tentato di riempire di coraggio, di fiducia e di compagnia l’angosciante agonia degli ammalati, paralizzati nel guado verso la spiaggia dell’immortalità. Era un respiro affannoso che li legava alla terra, agli affetti dei familiari, drammaticamente assenti perché cancellati dalla leggi sanitarie in questi casi disamane.

Ora vogliamo pregare che questo drammatico passaggio di tanti nostri fratelli e sorelle cancellati dallo tsunami di questo virus sia riempio dal vento profumato della nostra preghiera che invoca misericordia e gioia eterna per tutti i defunti cancellati dalla terra da questo tremendo virus.

Sarà un rosario tonificante un immersione in quell’oceano di amore che è la misericordia di Dio.

Vogliamo accompagnare questi nostri fratelli defunti facendoli passare nell’esperienza dolorosa che hanno caratterizzato gli ultimi momenti della vita terrena di Gesù.

Scandiremo la nostra preghiera nel silenzio dei nostri paesi: tutto sembra ovattato, quasi un silenzio irreale, ma il silenzio in queste è gravido di sentimenti di paura, ma anche di speranza.

Papa Francesco venerdì scorso dalla piazza san Pietro deserta ha detto: «Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.

È facile ritrovarci in questo racconto. Quello che risulta difficile è capire l’atteggiamento di Gesù. Nonostante il trambusto, Gesù dorme sereno, fiducioso nel Padre – è l’unica volta in cui nel Vangelo vediamo Gesù che dorme –. Quando poi viene svegliato, dopo aver calmato il vento e le acque, si rivolge ai discepoli in tono di rimprovero: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Cerchiamo di comprendere quello che gridano gli apostoli: «Maestro, non t’importa che siamo perduti?» (v. 38). Gli apostoli pensano che Gesù si disinteressi di loro gridano nel panico, che non si curi di loro. Tra di noi, nelle nostre famiglie, una delle cose che fa più male è quando ci sentiamo dire: “Non t’importa di me?”. È una frase che ferisce e scatena tempeste nel cuore. Avrà scosso anche Gesù. Perché a nessuno più che a Lui importa di noi. Infatti, una volta invocato, salva i suoi discepoli sfiduciati.

La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità. Ci dimostra come abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità.

 In questo momento vogliamo il dolore dei parenti dei defunti avviati ai forni crematori senza funerale: Ci rivolgiamo a te, Gesù, che hai avuto una sepoltura, seppur provvisoria, dignitosa: c’erano gli aromi, il lenzuolo, diventato la sindone. Ora noi, o Signore, con il cuore gonfio di dolore per la morte di tanti nostri fratelli e sorelle, tanti parenti non hanno potuto rivolgere al loro corpo, prima che diventasse cenere un ultimo saluto. O Gesù, non sappiamo come tu hai parlato nel profondo della coscienza ai nostri fratelli e sorelle nella loro agonia. In quei momenti è risuonato nella loro anima tutto il bene che hanno compito e il dolore di lasciare tante persone amate nel silenzio. Certi del tuo amore per loro, ti ringraziamo per tutto quello che hai fatto per loro. Ora ti preghiamo di accoglierli presso te, dona loro la pace che forse non hanno mai assaporato, riempili di quell’amore che hanno condiviso con noi, avvolgili con quella tenerezza con cui avvolgi ogni creatura che entra in questo mondo. Dona, o Gesù, anche a noi il coraggio, la costanza e la fede di confidare nel tuo amore nonostante la tristezza di violenti separazioni dei nostri affetti. Affidiamo a te, Signore del tempo e che vivi per sempre,- in modo particolare i defunti a causa del corona-virus, tu che sei datore della vita e amante di ogni vita donata.

Stacco musicale

Ora vogliamo pregare un rosario per i nostri defunti accompagnando Gesù sui sentieri dolorosi del suo fine vita umana.

In questa prima tappa abbiamo davanti agli occhi Gesù che prega, che suda sangue nella solitudine dell’orto degli ulivi.   In questo momento vogliamo recitare i misteri del rosario condividendo e unendoci al dolore di tanti nostri fratelli e sorelle che sono nel lutto, che non hanno potuto salutare ed accompagnare con la loro presenza gli ultimi istanti di vita dei loro cari. E consideriamo questo mistero doloroso che ha vissuto Gesù, ma anche i nostri fratelli nella più spietata delle solitudini.

Dal libretto

 

In questo secondo mistero consideriamo la flagellazione di Gesù.

E ancora ci facciamo accompagnare delle parole di papa Francesco: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». Signore, la tua Parola stasera ci colpisce e ci riguarda, tutti. In questo nostro mondo, che Tu ami più di noi, siamo andati avanti a tutta velocità, sentendoci forti e capaci in tutto. Avidi di guadagno, ci siamo lasciati assorbire dalle cose e frastornare dalla fretta. Non ci siamo fermati davanti ai tuoi richiami, non ci siamo ridestati di fronte a guerre e ingiustizie planetarie, non abbiamo ascoltato il grido dei poveri, e del nostro pianeta gravemente malato. Abbiamo proseguito imperterriti, pensando di rimanere sempre sani in un mondo malato. Ora, mentre stiamo in mare agitato, ti imploriamo: “Svegliati Signore!” per noi viventi su questa terra per trovare conforto e sii misericordioso verso i nostri cari defunti.

Preghiera del mistero dal libretto

In questo 3° mistero del dolore troviamo solo, abbandonato, deriso, beffeggiato. Di fronte a questa disumanità ancora Gesù ci ripete: «Perché avete paura? Non avete ancora fede?».

Signore, ci rivolgi un appello, un appello alla fede. «Che non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è». «Perché avete paura? Non avete ancora fede?». L’inizio della fede è saperci bisognosi di salvezza. Non siamo autosufficienti, da soli; da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai.

Preghiera del mistero dal libretto

In questo quarto mistero meditiamo il fatto che Gesù si sta avviando al Calvario portando lo strumento della sua morte: la croce.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?».  Nel panorama della fede vissuta in maniera singolare come il sentimento dell’amore, Gesù ancora ci rivolge un appello, un appello alla fede. «La fede, o Signore, - detto il papa venerdì scorso in piazza san Pietro - non è tanto credere che Tu esista, ma venire a Te e fidarsi di Te. In questa Quaresima risuona il tuo appello urgente: “Convertitevi”, «ritornate a me con tutto il cuore» (Gl 2,12). Ci chiami a cogliere questo tempo di prova come un tempo di scelta. Non è il tempo del tuo giudizio, ma del nostro giudizio: il tempo di scegliere che cosa conta e che cosa passa, di separare ciò che è necessario da ciò che non lo è. È il tempo di reimpostare la rotta della vita verso di Te, Signore, e verso gli altri. E possiamo guardare a tanti compagni di viaggio esemplari, che, nella paura, hanno reagito donando la propria vita. È la forza operante dello Spirito riversata e plasmata in coraggiose e generose dedizioni. È la vita dello Spirito capace di riscattare, di valorizzare e di mostrare come le nostre vite sono tessute e sostenute da persone comuni» come i nostri parenti, le persone semplici che hanno intessuto la loro vita facendo del bene e tentando di imitare Gesù costruendo rapporti di cordiale collaborazione.

Preghiera del mistero dal libretto

In questo ultimo mistero contempliamo la morte di Gesù in Croce.

«Perché avete paura? Non avete ancora fede?».  Sul calvario c’era la Mamma di Gesù, Giovanni, il giovane ed ardimentoso discepolo due malfattori crocifissi accanto a Gesù. C’era anche il centurione, comandante dei soldati romani, che professa la sua fede in Gesù «Davvero costui era il figlio di Dio».

 Venerdì sera in quella piazza silenziosa il papa ha concluso la sua riflessione dicendo: «Cari fratelli e sorelle, da questo luogo, che racconta la fede rocciosa di Pietro, stasera vorrei affidarvi tutti al Signore, per l’intercessione della Madonna, salute del suo popolo, stella del mare in tempesta. Da questo colonnato che abbraccia Roma e il mondo scenda su di voi, come un abbraccio consolante, la benedizione di Dio. Signore, benedici il mondo, dona salute ai corpi e conforto ai cuori. Ci chiedi di non avere paura. Ma la nostra fede è debole e siamo timorosi. Però Tu, Signore, non lasciarci in balia della tempesta. Ripeti ancora: «Voi non abbiate paura» (Mt 28,5). E noi, insieme a Pietro, “gettiamo in Te ogni preoccupazione, perché Tu hai cura di noi”.

Preghiera del mistero dal libretto

 

Eventuale stacco musicale

Poi preghiera A te, o beato Giuseppe.

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