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LA BEATA CHIARA BOSATTA 

di Gabriele Cantaluppi

Sola e semplice, senza altro titolo che la sua vita ordinaria e santa, come era stata su questa terra: così appariva suor Chiara la piovigginosa mattina di venticinque anni fa, il 21 aprile 1991, nello splendore della basilica vaticana. Accanto alla sua c’erano le immagini di altre due suore, destinate tra poco ad essere innalzate alla gloria dei Beati dal papa San Giovanni Paolo II: tutte e due fondatrici di congregazioni religiose: una italiana, Maria Annunziata Cocchetti e l’altra belga, Giovanna Haze (Maria Teresa del Sacro Cuore di Gesù), vissute anch’esse nell’Ottocento. Prendendo spunto dalla liturgia, che celebrava la quarta domenica di Pasqua, detta del Buon Pastore, tradizionalmente dedicata alla preghiera per le vocazioni sacerdotali e alla vita consacrata. il Papa indicava nell’attività delle tre beate il riflesso dell’amore di Cristo Pastore, che si prende cura del suo gregge: “La loro umanità era affascinata dalla carità di Cristo, così da renderle solidali con la sofferenza dei poveri, nei quali vedevano splendere il volto di Cristo”.

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2*/ La presenza dei guanelliani come buoni samaritani nel paese di Gesù

di Marco Cosini

Personalmente non amo quel tipo di pellegrinaggio in Terra Santa che si concentra unicamente sulle pietre presenti negli innumerevoli siti archeologici di questa regione. Preferisco di gran lunga quei percorsi che, unitamente alla visita ai luoghi santi e a quei siti di interesse storico e culturale, uniscono l’incontro con «le pietre vive» della Chiesa di quaggiù. La Scuola Speciale della Santa Famiglia è uno di quei luoghi in cui si possono incontrare tali pietre vive che incarnano il loro carisma a servizio dei «più poveri e i più abbandonati, fra i figli poveri e i vecchi poveri» e, «tra i figli e i vecchi poveri, le creature scarse di mente che, ad esempio del Cottolengo, la casa chiamò buoni figli» (Don Piero Pellegrini, Don Luigi Guanella: chi è?, «Quaderni di formazione 18», p. 20, edizione fuori commercio).

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Una presenza da samaritani nel paese di Gesù

di Maro Cosini

Fine aprile 2007. La Provvidenza mi stava portando in un viaggio inaspettato da Foligno, nella splendida terra umbra, alla Terra Santa, dove la «bellezza» ha preso un nome e un volto. Non ero ancora Piccolo Fratello, ma un giovane prete che stava trascorrendo un tempo di discernimento nella comunità dei «Piccoli Fratelli di Jesus Caritas» e che, in quell’occasione, accompagnava il priore, fratel Gian Carlo, per un soggiorno nella fraternità di Nazaret, la città di Gesù. La mia prima volta nella Terra del Santo. Il volo fu davvero particolare. Io e Gian Carlo seduti l’uno accanto all’altro con un posto vuoto alla mia destra, vicino al finestrino. Dopo qualche istante vedo arrivare una persona che chiede di sedersi. Un prete. Gian Carlo lo saluta con affetto. «Incredibile!- penso - su questo volo, nell’unico posto vuoto accanto a noi, va a sedersi una persona, un prete, che Gian Carlo sembra conoscere bene: provvidenziale!».

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