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XII Simposio internazionale su san Giuseppe

di Tullio Locatelli

Il monastero di San Giuseppe di Puimisson, nella diocesi e provincia di Montepellier, Francia,  ha ospitato quest’anno il XII Simposio di giosefologia, che ha visto circa duecento partecipanti, in rappresentanza di una quindicina di centri studi su san Giuseppe, specie europei e latinoamericani. Lo hanno organizzato i fratelli e le sorelle che costituiscono la Famiglia di San Giuseppe, una nuova forma di vita religiosa monastica nata poco più di 30 anni or sono. 

La sera del 25 settembre l’arcivescovo di Montpellier, monsignor Carré,  ha presieduto la concelebrazione che ha inaugurato i lavori. Nel dopo cena i direttori dei vari centri si sono presentati, illustrando brevemente il lavoro per far conoscere la vocazione e la missione di san Giuseppe.  

Molto belle le due relazioni della prima mattina, il 26 settembre. Fr. Elia Ayroulet ha affrontato il tema di come san Giuseppe ha realizzato il suo compito di educatore. Il relatore si è soffermato soprattutto sull’educazione come frutto di una paternità  che nell’educare genera a una vita piena, consapevole della propria vocazione, capace di affrontare una missione. Interessante l’insistenza sul rapporto tra Maria e Giuseppe nei riguardi di Gesù: Maria è letta soprattutto come la madre del Verbo divino, colei che ha dato «la carne alla Parola»; san Giuseppe è colui che nel servizio educativo «dà la parola alla Carne». Con questa affermazione si vuole intendere che san Giuseppe è stato educatore nella totalità dell’umanità di Gesù che accanto a lui acquistava la parola umana. Molti poi gli accostamenti all’attualità, specie in quella prospettiva di far trasparire il Padre vivendo come padre il proprio servizio educativo.

La seconda relazione, tenuta dal vescovo di Blois, mons. Jeanne-Pierre Batut,  è stata un’interessante lettura della figura di Giuseppe alla luce della kenosi di Gesù, della sua Pasqua, del suo essere padre senza essere possessore. L’accostamento della missione di Giuseppe alla tematica dell’offerta paterna e sacerdotale presente nel mistero di Cristo fa di questa relazione una interessante lettura del senso cristologico del celibato sacerdotale, anche alla luce della paternità di cui parla san Paolo riferendosi alle chiese da lui fondate. Infine: non solo uno studio per conoscere cosa il vangelo dice di san Giuseppe, ma lasciarci guidare da san Giuseppe per conoscere profondamente il mistero di Gesù.

Nel pomeriggio si sono svolti gli atelier, 6 per ogni pomeriggio, in contemporanea tre alla volta. Ognuno si è inscritto dove meglio credeva. I temi erano i più diversi ma sempre riferiti a san Giuseppe: spiegazioni di devozioni, presentazioni di santuari, tema iconografico,  proposte di spiritualità di personaggi importanti nella  storia della giosefologia. Un mosaico che ha offerto l’idea dei diversi modi nei quali san Giuseppe si fa presente nella vita concreta delle persone di ieri e di oggi.

La serata è stata allietata da un concerto offerto da un’orchestra (violino, violoncello, contrabbasso) che ha presentato, tra le altre,  musiche di Mozart, Vivaldi, Bach.

La giornata di mercoledì 27 ha seguito lo stesso schema. Da notare le liturgie molto curate dalla comunità e partecipate da tutti nella chiesa abbaziale del monastero. Adorazione silenziosa al mattino, canto delle lodi e celebrazione eucaristica sono stati al cuore dei nostri lavori: accanto alla riflessione, c’è stato un buon tempo di preghiera, facilitato e sorretto dallo stile celebrativo che la comunità di Mont-Rouge sa offrire; uno stile sobrio e solenne nello stesso tempo.

Molto seguita ed applaudita la relazione di padre Tarcisio Stramare, storico presidente del Movimento giuseppino, grande animatore e coordinatore  di quanto in questi anni si è realizzato in onore di san Giuseppe nelle varie nazioni interessate. San Giuseppe nell’economia della salvezza, il titolo della relazione che ancora una volta ha voluto puntualizzare una corretta lettura del testo di Matteo specificando il senso della preoccupazione di dire che Giuseppe è della stirpe di Davide, elemento fondamentale per accettare Gesù in tale dinastia davidica e dunque quale Messia. Gesù, Cristo, Signore: di certo indicano la stessa persona, ma sono nomi che corrispondono ai diversi aspetti della realtà dell’incarnazione e della sua rivelazione al mondo. Padre Tarcisio è in procinto di lasciare il suo impegno quale coordinatore del Movimento giuseppino internazionale:  a lui il grazie da parte di tutti, accompagnato dagli auguri visto che proprio in questa giornata abbiamo celebrato il suo 89° compleanno.

Il cardinal Barbarin, arcivescovo di Lione, nella sua relazione ha voluto evidenziare come nel Vangelo ci siano espressioni di Gesù  che possono essere considerate frutto degli anni della vita trascorsa a Nazareth accanto a Giuseppe e Maria. Il cardinale è partito da una considerazione: quanto si rivela nel figlio è stato appreso dal padre, per cui l’influsso di Giuseppe su Gesù va colto anche nel Gesù ormai annunciatore e predicatore sulle strade della Palestina. 

Nel pomeriggio sono seguiti i vari atelier su diversi temi; alla sera la comunità ha presentato un recital sulla figura di san Vicenzo de’ Paoli, del quale ricorreva la memoria liturgia.

La mancata presenza di un relatore, per motivi di salute, nella mattinata del 28 settembre ha permesso al fondatore della comunità monastica di presentare una relazione puntuale e approfondita sul tema del matrimonio di Maria e Giuseppe. Padre Joseph-Maria Verlinde ha svolto questo tema che si potrebbe raccogliere attorno ad un duplice slogan: la spiritualizzazione della carne, l’incarnazione dello spirito.  Diversi i riferimenti biblici a san Paolo in tema di matrimonio e all’enciclica di papa Benedetto XVI Deus Caritas est nella quale il papa parla del rapporto e della distinzione tra “eros” e “agape”. Un discorso quindi che nel matrimonio di Giuseppe e Maria trova tanti spunti di riflessione per vivere come coppia cristiana. Amarsi nell’intimità di una vita spirituale forte, nell’obbedienza a Dio, nella consapevolezza che l’amore tra sposo e sposa può essere riflesso dell’amore di Dio verso ogni uomo;  coltivare l’aspetto orizzontale e quello trascendentale del volersi bene, sono stati alcuni dei passaggi della relazione di padre Verlinde.

È poi seguita nella stessa mattinata una relazione di carattere storico da parte del professor Paul Payan, dell’università di Avignone. La promozione della devozione a san Giuseppe in Francia alla fine del Medio Evo.  Il professore ha messo in luce l’opera dei frati francescani, la presenza e l’importanza di Gerson, e l’intreccio tra devozione a san Giuseppe e il grande scisma che si stava allora consumando in Occidente, con la presenza di due pontefici. Di fronte  a questa divisione la presentazione di san Giuseppe quale uomo giusto e obbediente assumeva anche valenze politiche, dovendo scegliere a chi offrire la propria obbedienza ecclesiale e politica.

Alla sera i partecipanti al Simposio si sono ritrovati  in preghiera attorno alla reliquie di santa Teresa di Lisieux e dei suoi genitori, i beati Louis e Zélie Martin. Dopo una breve processione partita dalla cappella adiacente la sala convegni, l’assemblea con le urne della “Sante famille Martin”, si è raccolta in preghiera nella chiesa abbaziale, dove il tempo è trascorso velocemente e felicemente tra canti, letture e invocazioni.

Il giorno 29 settembre ha aperto i lavori una conferenza del professor Filippo Lefebvre, domenicano, dal titolo Giuseppe e Maria, dal rifiuto alle nozze. Il relatore da buon esegeta ha ripercorso il cammino che ci presenta il Vangelo di Matteo, attraverso i testi che ci parlano di san Giuseppe e del suo legame con Maria, accostando a essi testi e personaggi dell’Antico Testamento, che parlano di una relazione che viene a crearsi tra uomo e donna, in vista di un matrimonio, anche alle volte attraverso vie  misteriose.  Si pensi a esempio alla vicenda narrata nel libro di Rut. In queste storie allontanamento e ripudio, accoglienza e incontro,  si alternano spesso in una “danza” che in genere, secondo i piani di Dio, portano alla formazione di una coppia. Interessante il riferimento alla creazione di Eva, nel libro della Genesi: Adamo la riconosce e insieme si mette accanto a lei, per formare “una sola carne”.

Fratel Domenique Joseph, della comunità monastica che ha ospitato il simposio e uno dei principali organizzatori, ha trattato il tema La ferita di san Giuseppe. Anche in questa relazione il discorso ha presentato diversi momenti della storia biblica che ci fanno meglio capire che «l’uomo perfetto è quello ferito da Dio», come ha detto il relatore. Dal punto di vista più antropologico è da dire che il rapporto con l’altro è segnato da una ferita, perché ognuno è sempre portatore di una differenza, di un’alterità mai riducibile anche nelle unioni più perfette, come appunto quella di Giuseppe e Maria e della paternità di Giuseppe che vive questa esperienza di “padre” con il suo nascondimento. 

La serata di venerdì 29 settembre è stata allietata da cori e musiche folcloristiche,  presentate dagli abitanti della regione che fa capo al monastero per il servizio religioso.

Sabato 30 settembre in mattinata c’è stata una sessione conclusiva prima della celebrazione eucaristica ed il pranzo di saluto. Dopo una breve conclusione presentata da fr. Dominique, sono seguiti una serie significativa di interventi, anche da parte dei laici presenti in sala, segno di un’attenzione e di una partecipazione oltre ogni aspettativa. Sono stati sottolineati vari aspetti delle relazioni che ci sono state presentate. È stata poi letta la petizione che è stata inviata al Santo Padre ringraziando per aver fatto inserire il nome di san Giuseppe in tutte le preghiere rucaristiche; si è avanzata la richiesta di ripristinare per tutta la Chiesa la gesta dei Santi dposi il 23 gennaio e di rivedere, nelle litanie dei santi, la collocazione di san Giuseppe perché sia invocato subito dopo la sua sposa. 

Alcune conclusioni che si potrebbero trarre: si è parlato di san Giuseppe tenendo presente la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo testamento; sono stati molto apprezzati i riferimenti a san Giuseppe quale figura “sacerdotale”, forse si sarebbe potuto dire di più per un approccio di san Giuseppe alla vita religiosa; la totalità del mistero dell’incarnazione, la visione globale dell’economia della salvezza sono stati gli orizzonti del discorso, per cogliere fino in fondo la figura e la missione di san Giuseppe; molto significativi i riferimenti all’attualità, in modo particolare: la famiglia, il matrimonio, l’educazione, la paternità, la figura del credente di fronte ai misteri di Dio.

Una bella esperienza di comunione nel nome di san Giuseppe; giorni ricchi di riflessione e di preghiera, tempo per maturare incontri e conoscenze. 

Nella riunione dei responsabili dei vari centri si è stabilito di non eleggere un unico moderatore, ma di vivere un’esperienza di collaborazione tra il moderatore che ha coordinato l’ultimo Simposio e quello che dovrà organizzare il prossimo.

Il prossimo Simposio previsto nell’anno 2021, sarà celebrato in Guatemala, il moderatore, insieme a fr. Dominique, sarà padre Julio dei Missionari di San Giuseppe.

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